DUE ADDETTI ALLE PULIZIE ALLO SPAZIO DIAMANTE
September 27, 2018
“Non solo nei loro caratteri si rivedono, allo specchio, quelli dei due protagonisti dell'originale, ma anche i toni delle loro conversazioni, costantemente sospese tra il nonsense, il paradosso e il comico dissacrante, ricalcano la cifra stilistica del Premio Nobel per la letteratura, scomparso ormai dieci anni fa: e, come si può comprendere, non è certo impresa facile. Il risultato è un riuscito esperimento formale, peraltro ricco anche sotto l'aspetto del contenuto, che riflette su un tema cardine del Novecento: quella banalità del male, che ha permesso di costruire organizzazioni capaci dei più atroci orrori, eppure perfettamente efficienti, soltanto assegnando a ciascun anello della catena un compito apparentemente banale, ma da svolgere senza interrogarsi troppo sul mostruoso disegno complessivo che si contribuiva a realizzare.”
LO SPIN-OFF DE IL CALAPRANZI TRA PINTER E TARANTINO
September 27, 2018
“L’opera è un dialogo tra Pinter e Tarantino, che coniuga abilmente i punti più attuali del primo con le deviazioni più di genere del secondo. Uno scontro perfettamente coerente tra due metà solitamente complementari, ma inconciliabili all’interno di una situazione assurda e, vista dall’interno, tragicamente senza uscita. Assistiamo quindi all’inesorabile srotolamento dei demoni interiori dei due personaggi, senza grandi sconvolgimenti o colpi di scena, motivo per cui ne assorbiamo il disagio generazionale, oltre alle ansie etiche e morali. La deresponsabilizzazione di una società che, per sopravvivere alle proprie colpe, deve accecarsi o farsi tirannide ricorda da lontano il meno allegorico dramma ancestrale di Edipo, ma non per questo risulta meno attuale nel dramma di una macchia ostinata, sul pavimento della nostra coscienza.”
DUE ADDETTI ALLE PULIZIE IN SCENA AL FESTIVAL IN DIVENIRE DI ROMA
September 26, 2018
“La scena scarna, con solo due sedie e due secchi per lavare, utilizzati dagli attori, ci immerge in una stanza che appare già cupa e dove i discorsi si rigirano tra verità e bugie. Bravi gli attori che, muovendosi con destrezza all’interno dello spazio, non mancano di essere fulcri dello stesso, attirando sguardi e concentrazione. Gesti e testo non permettono allo spettatore di assentarsi, ma lo accompagnano per mano nel racconto.”
DUE ADDETTI ALLE PULIZIE E IL RUOLO DELLA COSCIENZA NELL'UOMO MODERNO
September 24, 2018
“La pièce teatrale scritta e diretta da Chiara Arrigoni non cade mai nel copia e incolla di un testo già presentato, anzi spinge costantemente alla riflessione, fin dalla prima scena, attraverso gli “indizi”, ed è proprio il caso di dirlo, seminati dai due protagonisti; ed è anche per questo che “Due addetti alle pulizie” tiene un ritmo crescente che prende alla gola per tutto lo spettacolo. Forte dell’interpretazione di Andrea Ferrara e Massimo Leone emerge l’“io” inconscio dell’uomo, apparentemente disinteressato fintanto che il tarlo del dubbio non si insinua nella coscienza, dando vita alle molteplici sfaccettature della personalità umana dei protagonisti (...). La calma apparente s’incrina, cosa comune oggi, quando uno dei due “ripulitori” inizia a farsi delle domande, a farle ad alta voce, trovando un’eco in chi osserva, nel suo dubbio su quale sia la cosa giusta da fare di fronte al male: prenderne coscienza, o fare finta di niente?”
PREMIO SCENA&POESIA: INTRODUZIONE DI FRANCO ACQUAVIVA AL VOLUME EDITO DA G. LANDOLFI EDITORE
June 09, 2018
“Due addetti alle pulizie di Chiara Arrigoni, è un testo che parte da una situazione chiave non nuova (il riferimento esplicito è al Calapranzi di Harold Pinter), nel quale i due operai del titolo sono pagati per togliere macchie “ostinate” dal pavimento di “una stanza interamente spoglia di uno scantinato”; macchie di qualcosa di cui inizialmente non si capisce la natura, alla quale si allude via via in maniera sempre più esplicita, fino al drammatico svelamento. Nella clausura, che li accomuna, assistiamo alla progressiva presa di coscienza di uno dei due, il Vice, sulla vera natura del lavoro che egli esegue periodicamente, insieme al Capo, ormai da tre anni; e soprattutto assistiamo al progressivo prendere forma della reazione del Vice al “mandato” cui si trova ormai costretto; fino al finale a sorpresa, che si pone la domanda cardine: quale sia o possa essere oggi a teatro il ruolo del pubblico, e dove viene in qualche modo tematizzato proprio il motivo della responsabilità dello spettatore.”
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